E-commerce ed emergenza sanitaria

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I modelli di consumo e di business sono cambiati e sono in continua evoluzione.

Il digitale e la tecnologia si caratterizzano per un ruolo crescente ed imprescindibile all’interno delle nostre vite e del nostro modus operandi.

I dati lo dimostrano.

Contestualmente al Netcomm Forum Live del mese Maggio, Netcomm, la maggior associazione italiana del commercio elettronico, ha illustrato ed evidenziato importanti cambiamenti. Risultano – a tal fine – molto interessanti i dati che riguardano il grado di sviluppo che l’e-Commerce ha registrato in questo periodo di lockdown.

Nello specifico, emerge che questi sono all’incirca triplicati poiché in Italia i nuovi consumatori online – tra Gennaio e Maggio – risultano precisamente ben 2 milioni in più rispetto ai 700 mila di solo un anno fa.

L’impatto del COVID-19 – a livello dell’e-commerce – specie per i settori animali – Pet care (+154%), cibi freschi – food confezionati (+130%), prodotti dedicati al a cura della casa (+126%) e della persona (+93%) è stato davvero molto rilevante.

Questo trend è particolarmente importante e di rilievo in quanto denota come hanno subito delle fondamentali e radicali variazioni le abitudini d’acquisto ed i comportamenti implementati dai consumatori italiani.

Nello specifico, emerge che le modalità di consumo sono cambiate durante l’emergenza poiché a coloro che era già abituato a comprare online si è aggiunto chi ha “scoperto” l’e-Commerce per necessità, non potendo uscire, ma continuando ad avere bisogno di approvvigionarsi dei prodotti.

Tale dinamica non è diminuita nonostante la riapertura delle attività, ma – anzi – ha sgretolato la diffidenza di chi, fino a inizio Marzo, non si fidava di fare acquisti on line da pc o da mobile.

Sulla base di queste importanti evidenze, ne consegue un tema da non sottovalutare: la necessità di aprirsi ad un commercio multicanale per chi, come i commercianti, hanno finora solo puntato sul proprio negozio fisico. L’e-commerce rappresenta non solo un “paracadute” per colmare i vuoti di fatturato legati a possibili chiusure improvvise del punto vendita (come l’esperienza del Covid 19 ci insegna), ma anche la possibilità di raggiungere nuovi clienti, non solo in Italia, e per far crescere il proprio fatturato.

 

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